L’armonica Blues “oggi” (e con oggi intendiamo almeno dagli anni ’70) risponde al nome di Kim Wilson.

Il suo nome non ha bisogno di presentazione e nemmeno i suoi lavori discografici, ma per coloro che non sanno chi sia (e un pochino dovreste fare ammenda) vi basti capire che è front-man/band-leader dei Fabulous Thunderbirds: la loro importanza per il Blues internazionale è immensa; i primi tre dischi “Girls Go Wild“, “What’s The Word” e “Butt Rockin’” che vedono Wilson insieme al chitarrista Jimmie Vaughan, al bassista Keith Ferguson e con Mike Buck, prima, e Fran Christina, poi, alla batteria hanno fatto da scuola e palestra per moltissimi musicisti Blues (personalmente ho frugato “Portfolio” e “Different Tacos“).

Oltre a questo ruolo, Kim Wilson sa sfornare dischi (e concerti) da solista con la propria All Star Blues Band che ogni volta insegnano e stupiscono senza mai tradire lo stile. Wilson ha classe, ha storia e indubbiamente è riuscito a scrivere una sua importantissima pagina dell’armonica Blues, se non un vero e proprio capitolo.

Ero davvero interessato e curioso di saperne di più sul suo pensiero di armonicista, di artista e di scoprire qualche dettaglio dietro le quinte di questa leggenda vivente. Kim Wilson, nonostante i mille impegni, ha trovato il tempo di rispondere a queste dieci domande.

  1. Kim, sei il nome che esce su ogni conversazione tra armonicisti. Questo significa essere il riferimento nel mondo dell’armonica Blues (e non solo). La tua armonica è immediatamente riconoscibile: cosa bisogna fare per provare a sviluppare il proprio suono e stile?

Per avere il tuo stile devi avere molte influenze di diverso tipo. Può essere Blues, Jazz o altra musica che ti piace. All’inizio ascolta diversi musicisti. Certo è che ogni cosa inizia con il suono dello strumento e se non hai un suono ricco e piacevole, non è ancora tempo di pensare alle note.

  1. Sei senza dubbio uno più influenti, se non il più influente, armonicista Blues in circolazione e certamente sei stato influenzato – direttamente – da alcuni dei grandi maestri. Riesco a sentire sfumature dei due Walter, di James Cotton, George “Harmonica” Smith, Lazy Lester e Sonny Boy Williamson II. Hai altre influenze nell’armonica? Ascolti altri strumenti come i fiati per ispirarti?

Amo tutti i grandi armonicisti. Li ascolto tutti ma ascolto anche altri strumenti: sassofono (Gene Ammons, Illinois Jacquet, Joe Houston), o trombettisti come Lee Morgan e chitarristi come T-bone Walker, etc.

  1. La cosa fantastica dell’ascoltarti è che mentre sento le loro influenze nei tuoi fraseggi, non stai suonando i loro fraseggi. Suoni la tua persona, la tua musica. Questo si sente fin dai primi dischi. Per me questo colloca te e chiunque abbia questa capacità su un altro contesto rispetto agli altri – per quanto bravi siano – perché rende tutto più sincero, secondo me. Cosa suggerisci di fare per raggiungere questi risultati?

Un modo per farlo è memorizzare tutti gli assoli dei grandi che adori e lasciarli uscire quando sei sul palco. La tua anima e queste influenze usciranno tutte insieme. Questo è il modo in cui sviluppi un vocabolario musicale.

  1. Parlando di microfoni e amplificatori: quali sono i tuoi favoriti sul palco e cosa hanno di diverso rispetto a ciò che usi in studio per i dischi?

Sul palco uso un paio di Bassman ’59 o un Bassman insieme ad un Brown Pro o un Concert. In studio uso quasi solo Gibson o Danelectro, ma devono essere vecchi e piccoli.

  1. Ancora sull’armonica in studio. Il tuo modo di registrarla è stupefacente. A prescindere dal tipo di musica, penso che il tuo modo di registrare sia il punto di inizio. Da lì ti puoi spostare, ma deve avere quelle texture musicali. Come lo ottieni in studio? Piazzamento dei microfoni? È la stanza?

Sì, sia piazzamento dei microfoni che stanza hanno a che fare con il suono finale, ma anche non suonare sempre a tavoletta. In questo modo riesci ad ottenere il tuo sound ottimale e avere ancora headroom. Rilassarsi è la chiave.

  1. Parliamo di esercizio. C’è il mito che “o ce l’hai o non ce l’hai”. Considerando il talento come parte dell’equazione, l’esercizio gioca un grossissimo ruolo in questo. Qual è la tua routine? Cosa suggerisci?

All’inizio volevo imparare qualcosa e lo ripetevo finché non veniva. Oggi suono per godermela ma se c’è qualcosa di nuovo che voglio imparare uso la ripetizione.

  1. Quale modello di armonica suoni? È customizzato o sono armoniche standard? Se sono custom, quando sei passato a queste e perché?

Joe Filisko customizza tutte le mie Marine Band. Ho smesso di usare le armoniche standard molto tempo fa, quando sono uscite le armoniche che avevano iniziato a stampare con utensili poco affilati. Si sono quindi spostati a farle a computer e questi non fanno buone armoniche. Ho conosciuto Joe molto tempo fa. È un fottuto genio e con un po’ di informazioni da parte mia ha realizzato l’armonica perfetta per me.

  1. Sei conosciuto come abile front-man, cantante e band-leader, quanto riesci ad essere side-man e suonare meravigliosi accompagnamenti. Suonare gli accompagnamenti è più difficile che fare gli assoli. Hai dei consigli per migliorare su questa abilità che spesso è trascurata?

Accompagnare è una delle mie specialità. Non è scienza. Tutto sta nel capire chi conduce il brano, sia cantato o strumentale. Il lavoro di chi accompagna è di portare la strofa successiva ad un altro livello. Impostare l’atmosfera.

  1. Ascoltando i tuoi dischi c’è una cosa che salta subito all’orecchio. A parte l’armonica e il cantato (che meriterebbe altrettante domande visto il modo che meriterebbe di essere esplorato): le tue band. Tutte sono composte da musicisti bravissimi. Fate prove? Se sì come le gestite?

Non facciamo troppe prove. Metti giù l’arrangiamento e la melodia di base e tutto il resto è improvvisato.

  1. La teoria musicale è un argomento molto dibattuto sul tavolo dell’armonica. Pensi che un armonicista dovrebbe conoscere la teoria musicale?

Ricordo un’intervista del grande chitarrista Thumbs Carlisle dove gli chiesero se avesse studiato teoria musicale. La sua risposta “Non tanto da farmi male!”. La musica Blues è un sentimento. Certo ci sono aspetti tecnici in essa, ma se sei tanto tecnico e non riesci a sentire l’emozione, ti serve davvero tanto sapere?

Grazie mille a Kim Wilson per la sua disponibilità!