Boogie Time! “Boogie Chillen #2” – Hooker & Heat

Per imparare a suonare l’armonica Boogie e avere idea ritmica e sonora abbiamo a disposizione alcuni brani di riferimento che sono una vera scuola. “Boogie Chillen #2” di John Lee Hooker, accompagnato dai Canned Heat con Alan Wilson all’armonica è, tra questi, un’università.

Undici minuti e mezzo di quello che si definice un “pedale”: un brano che non cambia mai accordo. Boogie Chillen #2 è un brano in LA con un groove boogie, scritto originariamente da John Lee Hooker e contenuto nell’album “Hooker & Heat

La prima uscita, con il titolo di “Boogie Chillen” risale al 1947 ed era suonato dalla sola chitarra, con la voce di Hooker unica ed evocativa e il piede che batteva il tempo sul pavimento in linoleum dello studio di registrazione:

La versione originale di Boogie Chillen

Un’altra versione del brano è stata resa popolare dal film “The Blues Brothers”, la canzone fa da colonna sonora del viaggio verso il Bob’s Country Bunker:

Boogie Chillen nel film “The Blues Brothers” – una delle varie versione registrate da Hooker

Non ci sono molte registrazioni di armonicisti che suonano con John Lee Hooker. Un po’ perché Hooker si è sempre accompagnato al massimo da una band minimale, se non suonava da solo, un po’ perché è molto difficile accompagnare lo stile di John Lee Hooker stesso che cambia accordo quando vuole, ha un sound enorme e unico e bisogna sapere bene quale spazio occupare. Pochissimi sono, poi, quelli che sono riusciti nell’impresa: Charlie Musselwhite, John “Juke” Logan, Van Morrison e Alan Wilson. Per capire quanto arduo sia riuscire ad accompagnare Hooker all’armonica, c’è un live su youtube che vede Paul Butterfield sul palco ad accompagnare questo blues man. Il risultato lascia con l’amaro in bocca.

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Burning Hell – Charlie Musselwhite con John Lee Hooker

Cheatin’ On Me – Charlie Musselwhite con John Lee Hooker

Dimples – John “Juke” Logan con John Lee Hooker e Los Lobos

Baby Please Don’t Go – Van Morrison con John Lee Hooker

Boogie Chillen #2 – Le Sezioni del Brano

Boogie Chillen #2 – suonata con i Canned Heat – si divide in tre sezioni principali: l’accompagnamento, dove il pattern da seguire è ripetitivo, ma le piccole variazioni (due principalmente) rendono variegato e interessante l’accompagnamento stesso, il solo (dove Wilson cambia posizione due volte) e il finale, dove ci sono degli accenti obbligati suonati all’unisono con la chitarra di Henry “The Sunflower” Vestine.

Come tutto ciò che sembra semplice, il lavoro di Alan Wilson all’armonica è qualcosa da non sottovalutare: un senso del tempo fantastico e preciso, la sua efficacia su ogni parte del brano e il suono pastoso, pieno, distorto e presente quanto basta ma che non invade mai le parti degli altri strumenti e, soprattutto, di John Lee Hooker rendono questo ascolto un passaggio obbligato per tutti coloro che vogliono capire e suonare davvero l’armonica.

Lo stile di Alan Wilson non si rifà assolutamente a quello di Little Walter, cosa invece molto più diffusa tra i suoi colleghi della stessa era. Insomma, Wilson si distingue per essere un musicista che suona lo “strumento-armonica“, piuttosto di essere uno che voleva essere il “prossimo Little Walter”. Questo lo posiziona, assolutamente, in un mondo a parte che, su Boogie Chillen # 2 di John Lee Hooker e i Canned Heat, possiamo iniziare ad esplorare.

Boogie Chillen #2 – Accompagnamento

Siamo fortunati ad avere, in testa al brano, una parte suonata da sola armonica supportata dalla grancassa della batteria che marca il beat del brano. Tuttavia, durante il corso della canzone, Alan Wilson altera la cadenza ritmica del suo accompagnamento e ci regala un movimento molto interessante che non fa mai diventare il brano monotono. Il timing (senso del tempo e del ritmo) di Wilson è sensazionale. Nonostante l’armonica sembri davvero svogliata, essenziale e piuttosto elementare, nasconde proprio nel suo timing le sfumature più gustose e difficili da interiorizzare.

Questo modo di accompagnare ostinato, quasi fosse un mantra, ci fa entrare in un vortice sonoro rilassato ma incalzante, seduto sul tempo ma che riesce a trascinare il brano e a renderlo immortale. Conta quasi di più saper fare un accompagnamento come Wilson sa fare, piuttosto che saper suonare assoli complessi e variegati.

Boogie Chillen #2 Accompagnamento

La parte difficile è non accellerare, lasciare che il groove del brano rotoli e diventare parte della canzone senza farci prendere la mano: Alan Wilson ci mostra qui come si suona per il brano, invece di suonare per l’armonica. E questa è una scuola che dovremmo tutti frequentare.

Boogie Chillen #2 – Il Solo

Questo assolo è il manuale dell’armonica “low-down” o, per dirla in Italiano, dell’armonica “subdola” nel senso più nobile del termine. Frasi semplici nella tecnica in sè, ma cariche di sfumature ritmiche, di respiri tra le note, suonando anche e soprattutto le pause. E’ un susseguirsi di pieni e vuoti, di frasi scarne di note ma cariche di feeling e questo non si ottiene seguendo tablature o “fotocopiando” gli assoli, ma si raggiunge dedicandosi completamente alla musica. Wilson sapeva come affrontare i brani e cosa tirare fuori dagli strumenti, compresa l’armonica.

Tornando all’essere “subdoli”, Alan Wilson fa una cosa inaspettata e che, se non abbiamo l’orecchio allenato, risulta incomprensibile al primo ascolto. Dalla misura 31 dell’assolo alla 49/50 cambia armonica e passa dalla seconda posizione (armonica in RE su brano in LA) alla terza posizione (armonica in SOL su brano in LA) cambiando completamente il timbro sonoro del suo solo. Abilmente usa i bending sul foro tre, in terza posizione, insistendo sulla quinta bemolle e quinta creando un effetto Blues che è semplicemente da manuale.

Nella tablatura disponibile in download (vedi fine articolo o pagina tablature) è indicato tutto, per questioni di spazio (l’assolo è lunghissimo) non riesco ad inserire un’anteprima qui.

Boogie Chillen #2 – Il Finale

Dopo aver accompagnato di nuovo il brano verso la fine, Wilson inizia a variare ulteriormente l’accompagnamento e il timing creando un climax che ci porta al finale. Prima usa delle variazioni ritmiche di un fraseggio ostinato, posticipa il tempo creando una sincope molto interessante che si tramuta, quindi, in un obbligato all’unisono con la chitarra e che viene incalzato dalle sottilineature della batteria.

Anche qui la genialità stà nella semplicità delle idee e nella loro assoluta efficacia. Non bisogna dimenticare una cosa importante: stiamo parlando di Alan Wilson che suona con i Canned Heat, che suona con una band. Una band, a differenza di una selezione di musicisti da sessione in studio (salvo rari, rarissimi casi), ha sound e interplay (il suonare insieme!) costruiti con tempo passato a suonare insieme, a saper far funzionare ogni elemento a livello praticamente istintivo. Basti ascoltare ciò che accade intorno al minuto 10:55 fino al minuto 11:00: Wilson suona una frase semplicissima, ma carica di ritmo e groove, all’armonica e Larry “The Mole” Taylor risponde con il basso, copiandolo. E tutta la band non perde un colpo, supportando sempre al meglio John Lee Hooker.

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