Un compositore eccezionale, molti dei brani considerati standard Blues sono opera proprio del chitarrista, armonicista e cantante Jimmy Reed. Un sound minimale, anche se creato da diversi strumenti (tre chitarre, basso, batteria, armonica, voce e spesso cori erano presenti nelle diverse registrazioni), un’armonica che non è necessariamente “tecnica”, ma che giocava spesso attorno ad una precisa melodia e che è immediatamente riconoscibile. Jimmy Reed ha saputo dettare uno stile, sia musicale che compositivo, ma anche armonicistico.
Mathias James Reed, vero nome di Jimmy Reed, nacque il 6 settembre 1925 in una piantagione di Dunleith, Mississippi. Impara i rudimenti dell’armonica da King Davis James e della chitarra acustica dal suo amico Eddie Taylor che si stava già facendo un nome da musicista semi-professionista. Reed si sposta a Chicago nel 43 e ha la sua prima audizione alla Chess Records, che non lo vuole, ma grazie al batterista di John Brim (con il quale lavorava come sideman), il grande Albert King (sé, il chitarrista) viene messo sotto contratto dalla Vee-Jay Records, riunendosi (fino alla morte) con Eddie Taylor alla chitarra. Con “You Don’t Have To Go” arriva al successo vendendo più di Howlin Wolf e Muddy Waters. Questo – purtroppo – gli costa caro. A causa di tour distruttivi, uniti a forti problemi derivati dall’alcolismo iniziarono a distruggere l’artista che soffre anche di diversi episodi di delirium tremens. Purtroppo viene curato troppo tardi e, dopo tentativi di rinnovare il suo sound, muore a 50 anni mentre tentava un ritorno sulle scene del circuito dei Blues Festival.
La musica di Jimmy Reed ha influenzato, grazie anche a diverse hit come “Big Boss Man“, “Honest I Do“, “Baby What You Want Me To Do“, “Bright Lights Big City“, un’intera generazione di musicisti, dai protagonisti della British Invasion come i Rolling Stones, ad artisti dello Swamp Blues come Slim Harpo e rimane uno degli artisti Blues dallo stile più accessibile e altrettanto coinvolgente.
“He sold records, he…everybody loved him, man. His style was so wonderful…”
– John Hammond about Jimmy Reed
“Ne ha venduti di dischi…tutti lo adorovano, amico! Il suo stile era così meraviglioso…”
– John Hammond su Jimmy Reed
Lo stile:
Con uno stile semplice e molto facile da imitare, le sue canzoni erano accessibili da chiunque. La chitarra suonava una sorta di boogie sulle corde basse, turn-around suonati su due corde e assoli di armonica minimali, spesso sul registro alto in prima posizione. Suonava attorno alla melodia o con una saggia costruzione dell’assolo con call & response. I bending, mai precisi, sono sempre suggestivi. Suonava con andamento pigro, con una formula ripetitiva tra i vari singoli che pubblicava, funzionava in maniera quasi ipnotica. La sua apparente “incapacità” di virtuosismo tecnico su entrambi gli strumenti che suonava e la sua voce decisamente inadeguata al confronto con quelle di Muddy Waters o Howlin Wolf possono sembrare un risultato elementare, all’inizio. Ma è questa semplicità, carica di sfumature, a farlo diventare uno degli artisti più amati. Questa semplicità potrebbe creare un interessante parallelismo: quella di essere stato un punk bluesman degli anni ’50.
Ascolti suggeriti:
Ain’t That Lovin’ You Baby – un altro dei classici che rappresenta la penna e lo stile di Jimmy Reed
I Ain’t Got You – brano che appare tra gli standard meno diffusi, nella versione originale
Live TV Houston 1975 – una delle ultime apparizioni della grande leggenda del Blues
Live at Carnegie Hall – l’intero album di Jimmy Reed
Big Boss Man – dal vivo nel 1968 in TV
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