Sideman: esiste materiale che aiuta l’armonicista?

Qualche mese fa stavo guardando un bellissimo documentario intitolato “Rock N Roll Guns For Hire: The Story Of The Sideman”. Un fantastico dietro le quinte narrato principalmente da Earl Slick, su cosa significhi essere un sideman (o volgarmente “turnista”) a fianco di artisti come David Bowie, i Rolling Stones (come nel caso di Bernard Fowler), Prince (Wendy e Lisa), Billy Joel (Crystal Taliefero) o ci faccia vedere il punto di vista di Steve Cropper che ha firmato e collaborato su, praticamente, tutti i successi di Rhythm & Blues e Soul della Stax Records.

Notavo come il tema principale fosse – lo dice anche Keith Richards all’inizio, dando seguito ad una risata sarcastica – che “meglio un sideman fa il suo lavoro, meno viene notato!“, tuttavia questa figura non è sottovalutata, anzi! Gode di molto rispetto e spesso non presta solamente quella che viene definita “una marchetta” (leggasi: prestazione di mero lavoro, fatta per il mero denaro, senza un minimo di coinvolgimento emotivo verso la cosa alla quale si sta partecipando) quanto invece porta un bagaglio artistico, composto da sound, stile, capacità di adattamento, musicalità, efficacia.

Insomma, anche se non parla di armonicisti, “Rock N Roll Guns For Hire” è un ottimo primo passo verso un mondo che tra poco andremo a scoprire (il titolo del documentario si può tradurre letteralmente “I mercenari del Rock N Roll”, con “mercenari” inteso come i “killer prezzolati” o “sicari”: uomini ingaggiati per fare il “lavoro sporco” con “stile” e “senza lasciare traccia”, ottimo paragone).

 

 


Rock n roll guns for hire: il documentario originale completo


 

 


 

e per l’armonica?

Questa è una domanda che spesso mi pongo. Capisco benissimo che il mondo dell’armonica sia una realtà relativamente piccola nel mondo.

Se guardiamo i due grafici di Google Trend, confrontando le parole “armonica” e “chitarra” nel mondo (usando i termini in inglese e verificando con il corrispondente suggerimenti di Google che abbina il termine allo strumento musicale) e in Italia (usando i termini in italiano e verificandoli allo stesso modo della controparte inglese) questi sono i risultati. In blu, ovviamente, l’armonica e in rosso la chitarra:

 

trend italia
Trend di interesse tra “chitarra” (in rosso) e “armonica” secondo Google Trend – Italia

 

 

 

Trend di interesse tra “guitar” (in rosso) e “harmonica” secondo Google Trend – Mondo

I risultati non devono sembrare scoraggianti: è normale che uno strumento come la chitarra sia molto piè popolare dell’armonica.

Non è questa la sede per aprire un’osservazione sulle motivazioni sociali e musicali che possano portare a questo, ma dobbiamo prendere visione di questo dato di fatto per capire come mai non ci sia molto materiale sui sideman dell’armonica che, in realtà, potrebbe rivelarsi invece molto interessante.

 

 

ALMENO PER ME

Chiaramente per chi deve produrre ed investire su documentari del genere diventa molto rischioso: c’è un mercato che giustifichi tale investimento?

Temo, purtroppo di no, ed è comprensibile che sia difficile anche solo pensare di tradurre documentari come “Horn From The Heart: The Paul Butterfield Story” che negli Stati Uniti sta invece facendo il giro dei “theater” (i loro cinema). Certo, è una produzione indipendente su un mercato che per quanto di nicchia gode di una sola lingua comune, cosa che diventa difficile da fare di qua dell’Oceano.


horn from the heart: il trailer


 

 


 

 

non c’È materiale video, quindi?

Dire che non c’è del materiale video è sbagliato: alcuni documentari si trovano online e, anche se sono in inglese, ci regalano comunque delle visioni interessanti dell’armonica sia nel Blues che al di fuori di esso. L’armonica viene – per fortuna anche – trattata come uno strumento in questi documentari o vengono sentiti dei punti di vista diversi da armonicisti di altissimo livello. Quindi è, per quel che mi riguarda, oro colato vista la scarsità di materiale che caratterizza questo mondo.

Un ottimo video che fa un excursus attraverso la storia dell’armonica è datato 1972 e si intitola “Playing The Thing”. Disponibile su Vimeo include alcuni dei miei eroi: James Cotton e Sonny Terry

 


playing the thing (1972)


 

 


Pocket full of soul: IL TRAILER


 

Nato dal duro lavoro di Todd Slobin e Mark Lempert con Huey Lewis come narratore, Pocket Full of Soul accompagna lo spettatore illustrando ed educando sulla storia dell’armonica, la sua versatilità e l’impatto sulla musica contemporanea. Interviste, storie, suggerimenti e performance stellari di maestri dell’armonica come James Cotton, Charlie Musselwhite, John Popper, Magic Dick, Lee Oskar, Rick Estrin, Delbert McClinton, Jerry Portnoy, Kim Wilson e Jason Ricci abbastanza per farci innamorare e scoprire tutte le potenzialità dell’armonica…e per respirare, letteralmente, la musica.

 

 

Il documentario completo, in inglese, è su Vimeo in streaming ad è 1,99 e scaricabile a è 3,99.

Un must per chi ama l’armonica e per chi vuole saperne di piè. È disponibile a questo di indirizzo: https://vimeo.com/ondemand/pfos

A dire la verità, però, non ho trovato molto altro, ma c’era un documentario che girava qualche tempo fa sui social chiamato “Sideman: Long Road To Glory” che era la versione blues di “Guns For Hire” perché prometteva uno sguardo alle incredibili vite ed eredità del pianista Pinetop Perkins, del batterista Willie ‘Big Eyes’ Smith e del chitarrista Hubert Sumlin, tutti sideman di Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Il film ferma alcune delle loro ultime interviste e una loro performance finale insieme, prima delle loro morti nel 2011. Tra gli intervistati: Bonnie Raitt, Gregg Allman, Derek Trucks, Elvin Bishop, Shemekia Copeland, Robby Krieger, Kenny Wayne Shepherd, Tim Reynolds, Joe Perry, Joe Bonamassa e Johnny Winter.

 

 


sideman: long road to glory (2017)


 

Probabilmente, sempre per lo stesso motivo di “mercato”, sarà difficile vedere questo documentario tradotto in Italiano. È comunque disponibile l’acquisto del DVD o da iTunes dal sito https://www.sidemenfilm.com/

 

Trend “rock” (in rosso) e “blues” nelle ricerche secondo Google Trend – Mondo

 

 

Trend “rock” (in rosso) e “blues” nelle ricerche secondo Google Trend – Italia

 

 


A cosa serve ascoltare i “sideman”?

Non è una domanda del tutto scontata. Tuttavia la risposta risiede in poche parole: accompagnamento, sound e personalità.

L’armonica non è solo il solo, se mi passate il gioco di parole, ma anche saper accompagnare, saper suonare con gli altri, conoscere il sound adatto alla situazione e avere la capacità di servire il pezzo.

Per costruire queste caratteristiche e comprenderle, allenando l’orecchio, è necessario ascoltare come vari sideman dello stesso strumento abbiano interpretato lo stesso brano con lo stesso autore.

Per quanto riguarda l’armonica, il periodo d’oro restano ancora gli anni 50 a Chicago e la band piè popolare dell’epoca: la Muddy Waters Band.

Questa band era – per l’epoca e insieme ad altri (che però non comprendevano l’armonica nell’ensemble) -la band delle rockstar di oggi. E farne parte era un onore. Little Walter fu il primo armonicista a suonarvici, sostituito da Junior Wells, passando per James Cotton, Butterfield e Portnoy. Ma Muddy Waters rimaneva il front-man, e i brani erano cuciti su misura per lui. C’erano delle parti obbligate, delle frasi da suonare in un certo modo e degli assoli che – ascoltando varie registrazioni piè o meno ufficiali – si ripetevano sempre attorno ad uno stesso tema, anche a distanza di diversi anni e con diversi armonicisti, su diverse produzioni e in diverse situazioni.

Il sound dell’armonica, tuttavia, cambia e rende i brani unici e – volendo – anche collocabili nel tempo e dando ad essi un appeal piè vintage o contemporaneo – sicuramente immortale.

Il problema è come capire chi suona in quale versione del brano, in quale anno è stata incisa e se la registrazione che stiamo ascoltando sia quella esatta con questo o quell’armonicista.

Saperli identificare ci affina i giusti e ci permette di approfondire i lavori dell’armonicista che ci piace di più.

 

Come fare quindi?

C’è chi l’ha fatto per noi, anche se è esteso a tutti i musicisti che hanno collaborato nelle registrazioni di Muddy Waters dalla prima all’ultima incisione.

Un lavoro di amore e di precisione infinita, del quale dobbiamo ringraziare Phil Wight e Fred Rothwell e che è disponibile a questo indirizzo: http://www.bluesandrhythm.co.uk/documents/200.pdf

Oppure scaricalo qui di seguito: è un file PDF che ci permette di trovare tutti i sideman di Muddy Waters e, quindi, tutti gli armonicisti potendo così comprendere come sia importante – se non fondamentale – anche il nostro ruolo di “supporter” di un front-man: non serve farci sentire, per far bene il nostro lavoro, bisogna saper far risaltare.

Insomma, il materiale, purtroppo non è tanto, né documentaristico, né di riferimento ed ogni cosa che troviamo online vale la pena di essere segnalata e condivisa…

Attenzione: Muddy Waters e la sua band non sono l’unica fonte dalla quale pescare lavori di sideman dell’armonica. Big Walter ha registrato come sideman di Jimmy Rogers, Taylor, Shines, Johnny Young, Sunnyland Slim, Willie Dixon (fantastico nell’album “I Am The Blues”, specialmente in “Spoonful”):

 

 

Se pensiamo all’armonica di Sonny Terry e Brownie McGhee, il ruolo di Terry era quello di “sideman” rispetto al cantante e accompagnava con insuperabile maestria e innegabile musicalità.

Un’evoluzione di questo stile, spostato maggiormente alle influenze dell’armonica di Chicago (piè verso il primo Sonny Boy e l’evoluzione di quello stile) c’è una famosa collaborazione tra J.J. Appleton e Jason Ricci dove quest’ultimo fa squisitamente accompagnamento e assoli quando è il suo momento.

 

 

 

E se vogliamo portare la figura del sideman all’armonica, alla pari – per ruolo nel progetto, produzione, ingaggio e commerciabilità – di quella di Earl Slick di “Rock N Roll Guns For Hire”, direi che Mark Feltham la incarna perfettamente.

 

 

Il solo, in mezzo a questa produzione che – in cuffia – mi pare a tratti un po’ “caotica” e campionata nel complesso, c’è un egregio lavoro proprio di Mark Feltham su “You Make Me Feel Loved” del nostrano Zucchero Fornaciari. Un ottimo lavoro (che qui inizia al minuto 01:55) che si ritrova lungo tutto l’album “Bluesugar” e nel tour dell’album lo ritroviamo sul palco a suonare live.

 

 


il senso di questo articolo


 

Questo articolo, anziché voler essere un articolo strettamente tecnico, vuole essere una chiave di lettura diversa al problema della “poca” diffusione di materiale culturale (vedi i documentari/biografie/film sull’armonica), tecnico e informativo (vedi “chi ha suonato cosa”) dettagliato nel nostro Paese.

“Se non troviamo ciò che vogliamo subito, cerchiamo di arrivarci da altre parti.”. Abbiamo visto come, per questione di semplici numeri, sia poco l’interesse ad investire nella stampa, traduzione o promozione di materiale didattico, culturale, video tradotti o doppiati a dovere. Per capirci: un documentario sui Rolling Stones lo guardano un potenziale di 55 persone ogni 100, B.B King o Stevie Ray Vaughan hanno un potenziale di 7, gli armonicisti non raggiungono una persona su 100. Magari una su mille sé, ma gli altri fanno numero esponenzialmente piè grandi.

La maggior parte del pubblico spende i soldi per sapere del sideman dei Rolling Stones, non di questo o quell’artista che sia specificamente l’armonicista. Noi sì, “lorono. E “loro” sono la maggioranza.

Dobbiamo quindi essere pronti a capire una cosa: se vogliamo crescere come musicisti, ascoltatori e armonicisti dobbiamo imparare da tutti. E tutti significa anche coloro che suonano altri strumenti e hanno accesso piè immediato (e anche piè concorrenza) a certi circuiti dove è richiesta una grande professionalità.

Ecco che torniamo, ad esempio, al primo documentario “Rock N Roll Guns For Hire”: guardando quel documentario, capiamo un certo tipo di osservazioni e richieste che gente come Earl Slick o Steve Cropper hanno dovuto soddisfare. E possiamo capire che preparazione musicale serve. Non tecnica: quella riguarda il loro strumento.

Quindi cerchiamo di essere avidi di informazioni, avidi di ascolti e aperti ad ascoltare le esperienze e il materiale che c’è a disposizione. Possiamo trovare delle informazioni chiave e degli spunti per orientarci nel nostro percorso in posti e momenti che non ci aspettavamo.

Purtroppo non ci sono i numeri per avere, ancora, un cambio di rotta su pubblicazioni e materiale realmente utile a disposizione di tutti e tradotto in diverse lingue, tra le quali ci sia l’Italiano. Possiamo affrontare questo “problema” rassegnandoci e chiudendoci a riccio, o guardandoci intorno e scoprendo altre strade per conoscere ciò che vogliamo sapere per colmare le nostre lacune…

Ricordiamoci sempre che il verbo inglese per “suonare” è “to play” che è sinonimo di “giocare“. Ricordiamoci, sempre, di divertirci!

 

 

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