Il termine “cineseria”, per quanto possa sembrare razzista, è un gergo di uso comune per indicare, in senso dispregiativo, della chincaglieria. Qualcosa, insomma, di poco valore.
Nel caso di Hohner, invece e purtroppo, ci tocca usare questo termine per indicare non solo alcuni modelli di armoniche di basso livello (come la Old Standby o la American Ace) ma, temo, anche di parti di armoniche come le cover di questa Marine Band in foto.
Ho aspettato del tempo prima di scrivere questo articolo. Un caso non può essere elevato a regola, ma dopo aver constatato la stessa problematica su diverse Marine Band, penso sia il caso di farlo. Per provare a portare una critica personale che tenta di fare informazione..
Non sono endorser di alcuna casa di produzione di armoniche. Da un lato mi penalizza sul fronte pubblicitario, ma mi permette di poter esprimere opinioni oggettive e realistiche riguardo gli strumenti che ho sotto mano.
Iniziamo con il dire che il fatto che Hohner abbia spostato parte della sua produzione in Cina è il segreto di Pulcinella. Dagli anni 90 alcuni modelli come la Old Standby, l’American Ace, la 38C Mini Harp sono prodotti lì. Anche nelle mailing list dove si parla di armonica, la migrazione della produzione in Cina di Hohner è un argomento sul quale si torna regolarmente.
Steve Baker e altri collaboratori Hohner, ovviamente, smentiscono questo tipo di informazione. Cito testualmente:
“La tecnologia di base in qualsiasi armonica è rappresentata dalle ance e dai reedplate. Tutte le ance e i reedplate per tutte le cromatiche, le diatoniche Hohner Marine Band Series, Progressive Series e MS Series (così come tutte le cover e i comb) sono prodotti in Germania e lo saranno sempre.
Con alcuni modelli diatonici, parte del processo di assemblaggio avviene in Cina, sotto (come ha giustamente osservato Aongus Mac Cana in Harp-L) la stretta supervisione di personale Hohner altamente qualificato. L’assemblaggio finale di tutti questi modelli avviene in Germania.
Tutti le cromatiche, ad eccezione della serie Chrometta, sono interamente prodotte in Germania. Le uniche armoniche Hohner prodotte in Cina lo dichiarano chiaramente sulla confezione.”
Caso risolto, sembra.
Dubbi, domande e perplessità…
Tuttavia rimango dubbioso. Hohner dichiara, nel sito ufficiale, che le cover di una Marine Band sono in “stainless steel”, in acciaio inossidabile. Tracce di ruggine come quelle in foto, quindi, non dovrebbero apparire su una cover di una Marine Band Classic, il cui costo si aggira sui 35 Euro almeno. Allo stesso costo troviamo altre armoniche che non hanno di questi problemi.
Nel mio passato di figlio d’arte di un congegnatore meccanico e di suo dipendente in giovane età, ho imparato che il miglior acciaio inossidabile proveniva dalla Germania. Un acciaio inossidabile con presenza di elementi come Cromo (sopra il 10,5%) e Nichel (sopra l’8%) può corrodersi e arrugginire, ma questo accade la sua lavorazione è stata eseguita modo errato o difettoso.
Questo quindi significa che o l’acciaio, tedesco, è stato lavorato male oppure la parte è prodotta con acciaio cinese di scarsa qualità e assemblato in Germania.
La dicitura “Made in Germany” è meno severa di quella italiana (nonostante anche il “Made in Italy” non sia esente da escamotage legislativi): come si legge in questo PDF non serve che il prodotto sia fatto totalmente in Germania per avere questa marchiatura. E non fa molta differenza nemmeno che il prodotto sia seguito da tecnici Hohner altamente specializzati: se arrugginisce, arrugginisce.
E se arrugginisce significa che troviamo Cromo e Nichel a percentuali importanti che si traduce in problemi per chi soffre di allergia a questi elementi chimici.
Cosa che non succede, almeno nella mia esperienza, con il concorrente diretto della Hohner, la Seydel che quando dichiara che le ance, le cover o qualsiasi altra cosa sono in acciaio inox, è acciaio inossidabile. Non ossida, non arrugginisce, non tradisce.
Il caso Marine Band: cosa si può fare?
Questo articolo è solo un’osservazione, critica certo, ma fatta con la passione di un amante viscerale delle armoniche diatoniche. Scritto da un suonatore (anche) di Marine Band e cliente (anche) Hohner con all’attivo 25 anni (su 41, quasi, nel momento in cui scrive) passati sull’armonica. Da amatoriale a professionista.
La mia idea di evoluzione di armonica a bocca non è creare il modello di Marine Band “Sonny Terry” con il timbro per firmare, come faceva il grande armonicista perché ipovedente (dimostrando tra l’altro una sensibilità di un mattone scagliato attraverso un vetro). La mia idea di migliorare un’armonica non è quella di creare sempre più modelli e sempre più costosi.
Secondo me la 1896, la Marine Band Classic, poteva essere relegata a strumento storico. Con un costo di 20/25 Euro, il suo comb in legno di pero, insieme ai suoi chiodini che la rendono impossibile da smontare, pulire e rimontare. A meno che non si voglia perdere la tenuta ermetica.
Il costo di lavorazione per l’aggiunta di 3 viti sui reedplate e di 2 viti di chiusura esterne per lato poteva essere di 5 Euro? 10 Euro, compreso il marketing? Non sarebbero male le Marine Band Deluxe ad un costo di 35 Euro. Armoniche pensate per armonicisti che suonano lo strumento, lo sporcano e lo devono pulire e manutenere. E con delle cover in acciaio inossidabile di qualità, che non presenti tendenza ad ossidare: quella roba, poi, la respiriamo!
Proseguire, certo, su modelli come Crossover e Thunderbird (meno male che ci sono) evitando modelli “signature” per concentrarsi sugli armonicisti, anziché su operazioni di marketing.
Consegnare, finalmente, agli armonicisti del 2000 (o degli anni 20 dei 2000) un’armonica che insieme al suo prezzo accessibile, offrisse qualità, design e concetto da strumento. Così forse si può conquistare, con evoluzione, idee e non con l’anzianità di un marchio, un mercato in costante evoluzione come quello dell’armonica.
Speriamo in un futuro migliore e meno arrugginito.