“I miei assoli non funzionano!”. Chi non lo ha mai pensato? Chi di noi non si è mai “impantanato” durante uno dei propri assoli? Oppure chi non hai mai provato quella sensazione di non avere “niente da dire” durante un assolo o che gli assoli non portino da nessuna parte?
In generale, la sensazione abbastanza diffusa tra gli armonicisti è quella che il proprio assolo non funzioni, che manchi di qualcosa.
Ci sono una serie di punti da considerare, durante le nostre improvvisazioni, soprattutto nel Blues, che ci possono aiutare a suonare meglio:
- Il Blues è musica con “call” & “response”. Oppure con “question” & “answer”. O “chiamata” & “risposta” o “domanda” & “risposta”. Credo che questa successione di termini renda l’idea. Ogni frase, cantata o suonata, è una domanda o una risposta. Queste sono legate o staccate, in modo da creare una minore o maggiore evidenza tra di loro, ma sono sempre presenti. Anche negli assoli.
- Conoscere gli accordi che compongono il giro Blues che stiamo suonando e sapere a quali fori corrispondono sull’armonica ci aiuta a trovare le note che “funzionano” su quel determinato accordo.
- Riconoscere, nelle varie posizioni, la scala Blues sull’armonica ci dà una linea guida di note “giuste” da usare durante le improvvisazioni. Muoversi sulla scala Blues nelle varie posizioni deve diventare istintivo.
- Repetita Iuvant. Le ripetizioni giovano. Usiamo un lick breve, ritmicamente giusto, e ripetiamolo. Costruiamo quello che si chiama “ostinato”. Aiuta a crescere la “tensione” durante l’assolo.
- Copiare da uno è rubare, copiare da tanti è ricerca. Se abbiamo un bagaglio di lick, trascritti o studiati dai grandi dell’armonica, possiamo provare ad usare qualche loro frase sull’armonica ed inserirla nei nostri assoli. Nella maggior parte dei casi, se abbiamo davvero studiato quei fraseggi, funzioneranno benissimo con pochi accorgimenti (specialmente ritmici).
- Suonare le pause. Non significa suonare nelle pause, negli spazi. Significa lasciare che esistano le pause dove non suoniamo. Serve a catturare l’attenzione, a creare aspettativa, a pensare a cosa suonare e, soprattutto, cosa non suonare.
- Il secondo giro di assolo: il grande vuoto. Se abbiamo esaurito tutto ciò che avevamo da dire in un giro di assolo e ci viene detto di “andare avanti” (di solito perché abbiamo suonato molto bene) non abbiamo molto da dire. Possiamo però ripetere ciò che abbiamo appena suonato, con delle minime variazioni. Il solo diventa così una sorta di lungo tema, con piccole varianti, e siamo abbastanza sicuri che funzioni.
- Semplice, minimale, funzionale. Non cerchiamo grandi genialate se non siamo sicuri di cosa stiamo per fare (la ricerca si fa a casa 😉 ), ma suoniamo il piè semplice, minimale e funzionale possibile. Non serve essere funambolici, serve essere musicali.
- La melodia della canzone ci aiuta. Se non sappiamo “cosa” suonare, agganciamoci alla melodia del brano (di solito cantata) e suoniamola ritmicamente e melodicamente simile con l’armonica.
- Il punto 9 vale anche per il tema di un brano. Se stiamo suonando un brano con un tema, ma non abbiamo idee per l’assolo, possiamo usare il tema stesso e suonarlo, con delle variazioni, sull’armonica per costruire il nostro assolo.
Questi punti ci aiutano in maniera pratica a costruire il nostro assolo improvvisando (cosa che accade spesso nel Blues) e ci toglie dal circolo vizioso di assoli scontati, senza capo né coda, che non funzionano o che, semplicemente, suonano male o piuttosto noiosi.
Rimane sempre inteso che non c’è scorciatoia nella musica: bisogna divertirsi e studiare. E poi suonare, suonare, suonare, suonare…suonare….suonare…
Se volete approfondire il discorso sull’improvvisazione, qui c’è un estratto di un’intervista a Jason Ricci da parte di David Barrett di qualche anno fa: