10 Domande a Little Charlie Baty

Charles Baty, conosciuto con il nome d’arte di Little Charlie, è stato il fondatore della famosa band “Little Charlie and the Nightcats”, ora conosciuta con il nome di “Rick Estrin and the Nightcats”.

Chitarrista eccezionale e compositore straordinario, Baty può essere considerato un’autorità della chitarra e di come si suona in una band con un armonicista visti i 32 anni di attività live con questo combo. Qualche tempo fa chiesi a Little Charlie se volesse rispondere a qualche domanda mirata, con la speranza di poter aiutare anche gli altri musicisti nel suonare con gli armonicisti.

Charles ha accettato di condividere la sua enorme esperienza con entusiasmo e chiarezza.

Di seguito le dieci domande e le sue preziose risposte.

 

  1. Oltre ad essere un chitarrista meraviglioso, suoni anche l’armonica. Questa esperienza ti è servita per capire come suonare gli accordi “giusti” mentre accompagni un armonicista? Se sì, quali sono i tuoi suggerimenti sul costruire gli accordi correttamente?

Ho iniziato come armonicista. La musica di Little Walter mi parlava e sentivo il bisogno di suonare come lui. Ho notato come le parti di chitarra dei suoi dischi fossero integrati profondamente con quello che suonava l’armonica – c’era una sorta di simbiosi. La chitarra può fornire un certo livello di supporto sonoro, dei contrappunti melodici, una spinta ritmica alla musica o fare da partner nella “domanda e risposta”. In generale, ho scoperto che suonare accordi rivolti, sotto la melodia suonata dall’armonica, funziona meglio. A volte suona meglio essere nello stesso campo e doppiare ciò che l’armonica suona. Dipende sempre dalla canzone. In pratica, quando l’armonica ha bisogno di respirare, la chitarra o la batteria possono riempire lo spazio. Quando la chitarra suona solo la ritmica, è meglio stare sotto rispetto all’armonica. Robert Junior Lockwood ha reso popolari gli accordi di nona in movimento accompagnando l’armonica. È interessante scoprire che alcuni rivolti di sesta/nona suonati di Django Reinhardt suonano ricchi e densi sotto l’armonica, specialmente con la cromatica.

 

  1. Essendo un autore prolifico insieme a Rick Estrin (e da solo), hai scritto brani con l’armonica in mente?

Il mio scrivere canzoni è limitato agli strumentali per chitarra e non ricordo di aver scritto canzoni con l’armonica in testa. Ad ogni modo ho sentito armonicisti come Dennis Gruenling rifare alcune delle mie canzoni (ad esempio Gerontology) quindi i miei brani sono “armonicizzabili”. Per la cronaca non sono lontanamente prolifico come Rick Estrin a livello di composizione. Rick è un gran paroliere e personalmente scrivo brani che sono veicoli per gli assoli di chitarra (tipicamente swing o bop).

 

  1. Quali sono i tuoi consigli per gli armonicisti e chitarristi per farsi sentire quando suonano nella stessa band? Non è il volume, ma…

Quando ho ascoltato per la prima volta Muddy Waters e Little Walter, sentii che l’armonica e la chitarra erano nello stesso campo sonoro. Almeno è ciò che sentivo in quei vecchi 78 giri. Ho suonato con armonicisti che volevano che il volume della chitarra fosse un mero sospiro. Non è ciò che sento quando suono. Penso che idealmente un chitarrista (o i chitarristi) e un armonicista dovrebbero suonare come se fossero una cosa sola. Non doppiare ogni idea, ma suonare con un concetto che permetta di sentire le melodie da entrambi (o da tutti e tre) gli strumenti. Uno dei miei favoriti interplay tra armonica e chitarra accade sul brano “Rattlesnake” di John Brim. Le parti di chitarra e armonica (suonate da Robert Jr. Lockwood e Little Walter) sono così intrecciate che suonano magiche ai miei orecchi. A livello tonale, concettuale, emozionale è una canzone perfetta. Quando l’armonica e la chitarra devono lottare, suona come un ingorgo stradale.

 

 

 

  1. Sono utili altre influenze musicali, al di fuori del Blues, per suonare in una Blues band?

Assolutamente! Ascolto diversi generi musicali, inclusi swing, Western swing, rockabilly, polka, Brazilian choro, gypsy jazz, e jazz tradizionale. Il processo della solistica in ognuno di questi generi ha qualche differenza. Le melodie che si incontrano sui differenti tipi di struttura musicale ti aiutano a capire meglio il tuo strumento – sia l’armonica o la chitarra. Fare buona musica non dipende dal genere che si suona, ma dall’abilità e della sincerità del musicista (secondo me).

 

  1. Come suggerisci di condurre le prove con una band?

Penso che una band preparata abbia prove più efficaci. Mandare gli MP3 dei brani in anticipo, così come gli appunti su ciò che fa il basso e gli accordi aiutano tutti a capire la forma del brano. È utile sapersi adattare e non rimanere fermo sul proprio modo di vedere. Quando un gruppo di persone butta sul piatto idee e si confrontano possono succedere cose meravigliose. Detto ciò, però, non penso che una democrazia funzioni davvero in una band. Ad un certo punto, qualcuno deve prendersi l’incarico e decidere. Altrimenti puoi finire a suonare materiale debole cercando di accontentare tutti nel gruppo.

 

  1. Sei anche un produttore musicale. Come ti approcci a mixare una band? E se c’è un’armonica coinvolta?

Mi piace il suono trasparente come quello della Blue Note, nei suoi dischi di inizio anni 60. Mi piace che gli strumenti suonino naturali, con un piccolo accenno di distorsione. Non sono uno che impazzisce a suonare negli amplificatori piccolini. Di recente ho registrato con il grande armonicista Sugar Ray Norcia. Nel primo brano è stato in grado di trovare il timbro perfetto. Mi pare suonasse con un Fender Princeton, ma non era sparato al massimo e non ha suonato in maniera eccessiva. La canzone si è mixata da sé. Nonostante fosse un amplificatore piccolino, non è stato suonato ad un volume che causava fischi o feedback microfonici. Un suono grasso e naturale.
Negli anni in cui ho registrato con Rick Estrin nei Little Charlie and the Nightcats, abbiamo imparato che il suono dell’armonica funziona meglio se registrato in una grande stanza o in ambienti più ampli, senza coperte che coprano l’amplificatore in modo da catturare l’ambiente naturale della stanza. Rick ha registrato attraverso una grande varietà di amplificatori e uno dei migliori – a livello di suono – era il Masco. Personalmente mi piaceva molto il modo di suonare di Rick quando era strettamente acustico. Il suo vero timbro brillava.

 

  1. Cosa ti piace sentire quando ascolti un armonicista?

Mi piace sentire le melodie. Mi piace sentire il suono rotondo (come Big Walter), ma non mi piace sentire milioni di note. Quando l’armonica è suonata con più parsimonia la sento più efficace. Mi piace sentire il respiro dell’armonicista, le ghost notes, le figure ritmiche di un Sonny Boy I. Quando ho iniziato a frequentare Rick Estrin, abbiamo passato molto tempo ad analizzare gli assoli di armonica, parlando di respiro. Parlavamo di come non si debba suonare a mille ogni volta, ma come l’armonica debba rimbalzare. Devi saper far uscire alcune note, come fosse un sax. L’armonica dovrebbe raccontare una storia, non vagabondare in esercizi di stile. La miglior armonica è suonata con finezza e parsimonia, con controllo e anima.

 

  1. C’è qualche brano che suggeriresti di studiare, imparare e suonare ad un armonicista che ha serie intenzioni?

Penso che ogni armonicista Blues dovrebbe imparare Juke di Little Walter. Dovrebbero ascoltare Off The Wall e Blue Midnight e imparare dalle variazioni di Little Walter. Ma anche imparare i concetti di come costruire un solo e usare le dinamiche per “finire” una canzone, come lucidare un’auto dopo averla lavata. Poi ascoltare James Cotton suonare Off The Wall e sentire come ha modificato il brano per adattarlo al suo stile. Ho sempre amato approcciare a queste cose in ordine cronologico, vedendo come certi musicisti hanno influenzato i suoni di quelli della generazione successiva. Penso che un armonicista dovrebbe trovare un brano che davvero gli piace e poi impararlo nota per nota, non per lo scopo di riprodurlo sul palco, ma per disciplina. Penso che se possiamo ad imparare qualcosa che prima ritenevamo impossibile, ci aiuta a trovare confidenza e incoraggi l’apprendimento.

 

  1. Ho letto su Internet che sei autodidatta di teoria musicale. Raccomandi anche agli armonicisti di imparare la teoria?

Era necessario per me imparare un po’ di teoria e a leggere musica ad un certo livello per suonare un po’ della musica che ascolto (jazz, choro, gypsy jazz). Mi ha aiutato sia per comunicare facilmente con gli altri musicisti, sia per esplorare nuove sostituzioni di accordo e dissonanze e migliorare la mia precisione e resistenza. Prestiamo attenzione: Charlie Christian e T-Bone Walker andarono entrambi alla stessa scuola superiore studiando con lo stesso insegnante. Quel fatto – da solo – non ha determinato il loro suono individuale. La teoria musica ti guida, non ti trasforma. Non penso che la teoria musicale sia necessaria per tutti, è solo una freccia in più al proprio arco.

 

  1. Quale domanda vorresti hai sempre voluto ti facessero come musicista, ma nessuno ti ha mai fatto?

La mia domanda è: “Ti vedi di più come artista o performer?” La mia risposta: “entrambi”

 

 

Grazie a Charles Baty “Little Charlie” per la disponibilità e le preziose risposte.

 

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