Se siete a conoscenza della storia dell’armonica West-Coast, quella nata in California, sapete che esistono due movimenti principali. Il primo è quello del Jump Blues, che si ispira alla scuola degli anni 50 del Chicago Blues, riproponendo in maniera più o meno fedele, le sonorità di Little Walter. L’altro è quello che si è imposto con un’originalità e musicalità decisamente più interessanti e innovative: ispirati da Paul Butterfield e dal suo senso di voler spostare i confini dell’armonica Blues, molti armonicisti californiani hanno iniziato a sperimentare e a spostarsi dal tracciato già segnato dai grandi del passato per creare quella che possiamo definire l’armonica Blues contemporanea. Capostipiti di questo movimento sono due armonicisti in particolare: Mark Ford (di cui parlai qui nelle menzioni speciali) e Andy Just.

Andy è stilisticamente molto vicino a Mark Ford (del quale è anche amico) e spesso lo troviamo a collaborare con la Ford Blues Band, quando non è impegnato nei concerti dove si esibisce come consumato front-man, eccellente cantante e armonicista fenomenale. Ho avuto modo di incontrarlo anni fa, quando era in tour in Italia, ed è risultata una serata molto simpatica, arricchente e musicalmente eccezionale.

Le sue risposte alle 10 domande che gli ho fatto sono state molto approfondite ed edificanti. Spero le troviate altrettanto gustose.

  1. Su quale cosa fondamentale dovrebbe concentrarsi un armonicista?

Imparare a conoscere davvero come funziona la meccanica dello strumento: reedplates, ance, comb, cover e materiali. Trovare l’armonica più adatta e trovare un tecnico che ne faccia il setup o imparare a farlo da sé, in funzione della propria tecnica personale: quanta aria si usa, se si suonano gli overblow, ecc.…è

  1. Suggerisci una routine sull’esercitarsi? Che cosa, in particolare, consigli?

Non ho più una routine per esercitarmi sull’armonica come una volta. Personalmente mi esercito molto sulla chitarra. Ho sempre suonato la chitarra e cerco di trasportare quanta più teoria possibile sull’armonica, le scale e gli accordi. A volte funziona, a volte no. Se uno vuole suonare Blues, suggerirei di imparare gli accordi di base e le scale.

Quando ho iniziato a prendere sul serio l’armonica, sono stato fortunato ad essere circondato da armonicisti come Charlie Musselwhite, Gary Smith e Mark Ford ad indicarmi la giusta direzione…vivevamo tutti a San Jose, California, allora. Ogni musicista mi ha dato dei dischi che avrei dovuto ascoltare. Charlie e Gary erano (e sono ancora) grandi fan di Little Walter e James Cotton. Mark invece era più sull’onda di Paul Butterfield, oltre a John Coltrane e Miles Davis. Quindi sono finito ad ascoltare questi artisti e ho provato ad imparare tutto ciò che potevo dai dischi e dai miei amici armonicisti. Devi ascoltare ciò che ti piace!

  1. Il tuo timbro è uno dei più potenti, rotondi e gustosi che abbiamo nel mondo dell’armonica Blues. Quali sono i tuoi suggerimenti per raggiungere questo risultato?

Grazie per questo complimento. Mi hanno insegnato che per raggiungere quel tono così pieno bisognava concentrarsi su microfono, sulle mani che lo tengono e l’amplificatore. All’epoca gli armonicisti usavano lo Shure 520 Green Bullet Controlled Magnetic. Il Green Bullet aveva quel suono sporco e croccante che sentivo da Little Walter o James Cotton. Potevamo comprarli in una catena di negozi chiamata Quiments Electronics per 20 dollari al massimo. Credo che fosse stato Gary Smith a portarmi lì. Mi disse: “Ora devi imparare come tenere il microfono e ottenere quel suono pieno”. Ho imparato a tenere il microfono e l’armonica ottenendo una tenuta stagna circondando le guance, la bocca e il mento. Questo fu il primo passo. Riuscire ad ottenere quella tenuta stagna è fondamentale per il tono così pieno. Per farlo devi formare il cupping con microfono e armonica insieme, mentre i pollici e la parte inferiore delle mani sigillano attorno al mento e tutta la parte delle labbra. Ci vuole del tempo, ma ottieni più bassi con questa tecnica.

  1. Hai suonato con la Ford Blues Band e sei stato parte della famiglia Ford, per così dire. Questa domanda sembra abbia una risposta scontata: suggerisci di imparare la teoria musicale sull’armonica? Perché? E su cosa concentrarsi?

Sono stato molto fortunato ad essere accolto nella famiglia Ford 45 anni fa. Avevo solo 17 anni quando andavo a vedere la Charles Ford Blues Band che suonava al The Cellar (De Anza College) nel 1972 per 50 centesimi! Ero ancora alle superiori. Sono diventato subito amico con Mark, Pat e Robben. Erano troppo giovani per suonare nei bar! Pat aveva appena finito di suonare con Musselwhite, dopo qualche anno insieme. Ero attratto da come Robben approcciava le canzoni Blues tradizionali. La sua scelta del voicing degli accordi e la struttura mi hanno spazzato via e i soli erano fantastici! Mark Ford ha imparato come suonare Blues fuori dagli schemi, suonando diversi tipi di progressioni, scale e posizioni per suonare sui ritmi di Robben. Era tutto nuovo per me, aveva una vera vena jazz che mi piaceva. Come ho conosciuto Mark e Robben dissi a Robben stesso “Non puoi suonare quelle note, nell’armonica diatonica!”. Lui mi mostrava le note che servivano, l’introduzione della canzone e mi diceva “Sono tutte lì”. Mark era fantastico a trovare “quelle note”. Chiaramente cercavo di stare più vicino possibile a loro e passarci del tempo per imparare. La mia teoria musicale, quindi, veniva direttamente da Robben, Mark e Pat. So suonare la chitarra, quindi potevo capire gli accordi e gli arpeggi suonati in successione e trasportarli sull’armonica. Inoltre c’è stato moltissimo ascolto dei dischi. Questo, soprattutto, è obbligatorio.

  1. Cosa suggerisci agli armonicisti, in generale?

Di rilassarsi ed ascoltare. Non suonare perché bisogna. È bello sentire un accompagnamento se è nel posto giusto, ma prima di tutto bisogna essere un giocatore di una squadra. Quando è il tuo momento, bisogna avere abbastanza volume per farsi sentire. Suonare onestamente, dire ciò che hai bisogno di dire, ma dal cuore.

  1. Quali amplificatori usi Perché?

Gli amplificatori sono un mondo a sé. Il mio primo ampli fu un Fender Concert. Poi ho avuto un Peavey 4×10 Classic. Dopo ho usato il Fender Super Reverb, due in stereo, in realtà. Ho usato questo ampli per 35 anni, uno o due di questi. Ho sempre avuto un Super Reverb da 70 Watt con un altro Super Reverb da 35 Watt o, a volte, un Bassman Reissue. Avevo bisogno di tutti quei Watt a causa dei volumi dei The Defenders, The Shapes o di Robben Ford sul palco. Uso, inoltre, un processore Digitech Valve FX, programmato con le specifiche che mi piacciono. Ho usato anche un Harp King 6×10, un gran ampli ma mi piace di più il suono Fender con i miei effetti. Ora uso un Fender Bassman Reissue del 1990 che è stato settato per me.

  1. Che microfono preferisci?

Per quel che riguarda i microfoni uso uno Shure 520 Green Bullet. Mi piace il suono del Controlled Magnetic. Ha un sound rotondo e con quella distorsione che mi piace. Ne ho avuti di vecchi che erano piuttosto brutti nel suono e dei nuovi che invece suonavano benissimo. Devi provarli prima di acquistarli! Usa lo stesso amplificatore, mentre cerchi l’elemento del microfono che fa per te. Vecchi e nuovi ampli, insomma come dire aranci e mele. Quello che pensi faccia per te e che ti permetta di ottenere il suono che vuoi. Per me sono, come ti ho detto, gli ampli Fender. Vecchi Super Reverb, nuovi e vecchi Bassman, Twin Black Face. Dal vivo e in studio uso queste cose, compresi gli effetti e delay o riverberi.

8.èCome lavori in studio di registrazione?

In studio voglio essere sicuro di essere musicalmente preparato per chi e quale possa essere la situazione. Una volta dovevo fare un lavoro per una pubblicità della Post Cereal ai Fantasy Studio a Berkeley. Quello che hanno fatto fu di suonare una traccia pre-registrata e mostrarmi un cartone animato dicendo: “suona qui, ora qui, suona qui”. Tutto al volo. Ho improvvisato ciò che pensavo andasse bene. Gli è piaciuto, quindi ero felice anche io. Quando ho lavorato alla colonna sonora per il film “Murder in Mississippi” ai Lucas Studio (quelli di Star Wars) Elmer Bernstein era il direttore e voleva suonassi parti che erano molto complicate sulla diatonica. Le hanno scritte per me. Registravano con l’orchestra sinfonica di San Francisco. Mi sono detto “porca t***a, Andy!”. Mi sono dovuto sedere con il pianista e mi ha dato una mano non da poco. Il signor Bernstein fu soddisfatto ed è andata bene. Pensa che fu Charlie Musselwhite a passarmi l’ingaggio. Per il Blues, invece, imparo la canzone e le parti, ma per gli assoli non faccio mai pratica, vado lì e li suono. Uso il Super Reverb o il Bassman per il Blues o il Rock, nessun problema di feedback, grazie agli effetti. A volte devi essere davvero sul pezzo, altre volte puoi essere più rilassato e improvvisare. Adoro lavorare in studio.

  1. Quali sono le tue influenze musicali?

I miei armonicisti preferiti…ce ne sono tanti di bravi ora. Little Walter, Paul Butterfield, James Cotton, Mark Ford, Gary Smith, Charlie Musselwhite. Questi sono gli artisti con i quali sono cresciuto e hanno avuto molta influenza sul mio stile. Poi Rod Piazza, William Clarke, Rick Estrin che mi ha insegnato come fare un vibrato di gola molto lento. I contemporanei, per così dire, come Jason Ricci suonano in modo molto interessante. Ho sempre ascoltato i chitarristi per ricavare molti dei miei fraseggi, questo perché suono sulla struttura degli accordi e uso le scale che funzionano con accordi e arpeggi. Ho imparato moltissimo da Robben Ford che mi ha fatto conoscere John Coltrane, Miles Davis. Chris Cain invece mi ha influenzato con Charlie Parker, Cannonball Adderly, Ray Charles, i three King, Mike Bloomfield etc…

  1. Qual è la domanda – da armonicista ad armonicista è che avresti sempre voluto ti chiedessero, ma nessuno ha mai fatto?

Perché hai cambiato strumento? Perché suonare l’armonica quando potevi essere un chitarrista?
Ho sempre adorato il suono di gola dell’armonica e più di quello della chitarra, all’epoca. E ora posso suonarle entrambe!

Grazie a Andy Just per le risposte così approfondite e articolate e speriamo di vederlo in Italia, di nuovo, quanto prima. Se volete saperne di più su Andy, vi consiglio di seguirlo sulla sua pagina Facebook.