La quinta posizione sull’armonica ci porta a scoprire alcune sonorità interessanti, dal gusto minore (inteso come qualità della scala) e che ci fa espandere il nostro fraseggio e l’utilizzo dell’armonica.

Le posizioni vengono ordinate in modo ordinale (prima, seconda, terza, eccetera…) seguendo il ciclo delle quinte.

Grazie allo schema qui sotto, capiamo subito che su un’armonica in DO (seguendo la freccia blu) suoneremo un brano in MI, se siamo in quinta posizione.

 

 

 

La nostra nota di partenza, la root-note o tonica, si troverà sul foro 2 soffiato, sul foro 5 soffiato e sul foro 8 soffiato.

 

Capiamo le posizioni e i modi.

 

Suonare in una determinata posizione significa usare uno dei modi della scala maggiore. Cosa significa? Partendo da qualsiasi nota di una scala maggiore naturale (quella sulla quale sono accordate le nostre armoniche) e arrivando alla sua “gemella” ad un ottava di distanza, suoneremo le note di quella scala maggiore, ma cambierà la successione degli intervalli (le distanze) tra queste note.

 

In pratica non avremo piè la successione:

 

TONO – TONO – SEMITONO – TONO – TONO – TONO – SEMITONO

 

tipica della scala maggiore naturale, ma cambieremo questa relazione tra le note.

 

Se prendiamo come esempio la scala di DO MAGGIORE naturale, troveremo

 

DO – RE – MI – FA – SOL – LA – SI – DO

Queste note hanno determinate distanze tra di loro (quelle indicate poc’anzi) e quando queste distanze sono rispettate, a prescindere dalla tonalità, avremo sempre una scala maggiore naturale.

Il discorso però cambia se invece di partire dal DO partiamo da un’altra nota di questa scala maggiore e suoniamo solo le note presenti sulla scala stessa.

Prima parlavamo di suonare su un brano in MI con l’armonica in DO.

Partendo dal MI, quindi, avremo:

 

MI – FA – SOL – LA – SI – DO – RE – MI

 

Le distanze tra le note, ora, sono cambiate:

 

SEMITONO – TONO – TONO – TONO – SEMITONO – TONO – TONO

 

 

Questo crea un’atmosfera diversa e un nuovo sapore musicale, rispetto a quello al quale possiamo essere abituati.

 

 

Questo è suonare nelle posizioni, in pratica?

 

Suonare con le posizioni significa sfruttare queste caratteristiche e queste “nuove” scale sono definite relative, perché condividono le stesse note della scala maggiore naturale di partenza.

Queste scale relative sono conosciute come modi. Su Wikipedia sono spiegati in maniera semplice e completa. La pagina è qui.

Possiamo quindi dire che ad una certa posizione corrisponde un certo modo. I sette modi della scala maggiore, e le relative posizioni sull’armonica, sono, partendo dalla prima nota di una scala maggiore:

  1. Ionico – prima posizione
  2. Dorico – terza posizione
  3. Frigio – quinta posizione
  4. Lidio – dodicesima posizione
  5. Misolidio – seconda posizione
  6. Eolio – quarta posizione
  7. Locrio – sesta posizione

 

Queste sono le posizioni piè usate sull’armonica. Alcune di esse ci danno delle scale maggiori (prima, seconda e dodicesima posizione), altri scale minori (terza, quarta, quinta e sesta posizione).

In particolare la quarta posizione ci fa suonare la scala minore naturale.

Possiamo pensare alla scala maggiore naturale e alla scala minore naturale come alle due scale “di riferimento” della musica contemporanea.

 

 

La Quinta Posizione nel dettaglio.

 

Proviamo a suonare dal foro 2 al foro 5 soffiati tutte le note, in successione, usando i bending: MI FA SOL LA SI DO RE MI

 

 

 

Sentiamo immediatamente come sia una scala “strana”, quasi sospesa, scura e carica di una sorta di umore sospettoso, instabile.

Se vogliamo classificare i modi della scala maggiore dal piè “brillante” al piè “scuro”, il Frigio risulta il modo piè scuro utilizzabile (il Locrio è piè scuro di questo, ma manca della quinta giusta). Vediamo il perché, così capiamo cosa aspettarci dall’armonica.

 

 

 

Perchè la quinta posizione suona così?

Abbiamo appena detto che la quinta posizione ci fa suonare un modo Frigio che ha un sapore molto scuro e altrettanto strano.

Possiamo parlare della gravità del modo Frigio. Il primo grado e la quinta perfetta creano l’intervallo piè consonante su qualsiasi scala e modo. La presenza di questo intervallo rende sia una scala maggiore che minore “stabile”.

Semplificando pensiamo che le scale “scure” abbiano una gravità che ci spinge in basso, verso la tonica o verso la quinta.

Di contro possiamo dire che le scale “brillanti” fanno il contrario, la loro forza di gravità spinge in alto verso la tonica e verso la quinta.

I semitoni hanno una risoluzione (quindi la necessità di appoggiarsi e finire su un’altra nota vicina) piè forte dei toni.

La scala Frigia è scura perché ha – come abbiamo visto – questo tipo di distanze tra le note:

 

SEMITONO – TONO – TONO – TONO – SEMITONO – TONO – TONO

 

La seconda nota “vuole” risolvere di un semitono verso il basso piè di quanto la settima nota voglia farlo verso l’alto.

Questo crea una sorta di magnetismo verso la nota di base.

La sesta nota “vuole” risolvere di un semitono verso la quinta. Questo crea una sorta di magnetismo verso la quinta giusta.

Tutto questo è il motivo per il quale in questa posizione le nostre sonorità risultano così drammatiche, buie e gravose.

Ok, con la parte di “teoria musicale” abbiamo finito. Diamo un’occhiata alle tablature di quel che fa Charlie Musselwhite su Clap Hands.

 

 

Clap Hands: l’armonica in quinta posizione

 

L’altro giorno stavo ascoltando la versione di Clap Hands rifatta da John Hammond nel “concept album” Wicked Grin. In questo disco Hammond ripropone alcuni classici del geniale Tom Waits, rifatti in chiave Blues dove Hammond non delude su nessun fronte. Si trova a suo agio su quei brani, la band li suona in maniera squisita e gli arrangiamenti ridanno vita a brani che sembravano adatti solo a Waits in un ambiente davvero Blues, ma senza cadere nello scontato.

Facciamo un rapido confronto. Questa è la versione originale di “Clap Hands”, suonata da Tom Waits:

 

 

Questa è la versione di John Hammond dove, insieme a Larry Taylor (al contrabbasso), a Stephen Hodges (batteria), Augye Meyers (fisarmonica) e Tom Waits (chitarra), Charlie Musselwhite ci regala un’eccezionale armonica in quinta posizione:

 

 

Possiamo dividere questa versione di Clap Hands in quattro parti principali, se pensiamo all’armonica:

 

1. La strofa A:

Queste sono le strofe che appaiono maggiormente. Da quando John Hammond inizia a cantare, ad esempio, ci sono due strofe di seguito che definiamo strofe A. Quelle che finiscono con il ritornello “Clap Hands”. Nonostante delle piccole variazioni sulle frasi dell’armonica che Charlie fa durante questi ritornelli, gira attorno alle stesse note, mentre sull’accompagnamento della strofa suona sempre lo stesso ostinato.

 

 

 

2. La strofa B:

Queste sono le strofe che anticipano i due assoli di armonica. Questa strofa è più breve e dura 4 misure.

 

 

 

3. Il primo assolo:

Minimale, efficace, con una misura in più, rispetto al giro di 8 misure che c’è sulle strofe, che insegna su come l’attesa e il vuoto aiutino a far crescere la tensione senza tradire la cosa più importante: servire al brano.

 

 

 

4. Il secondo assolo:

Quando l’armonica viene usata come strumento e non come scusa per un assolo, diventa interessante sentire un secondo intervento. Altra lezione di classe: il senso della misura che rende tutto piè efficace e musicale. Sempre in 9 misure.

 

 

In realtà in questo brano ci sono altre due parti: l’intro (l’inizio del brano) e il finale. A questo punto, però, dovrebbe essere molto intuitivo capire cosa succedere sull’armonica e allenando l’orecchio suonare e trascrivere queste parti da soli.

Scarica la tablatura in PDF:


 

Solo Clap Hand?

 

Se pensate che la quinta posizione sia qualcosa che non c’è mai stato prima – se non raramente – e magari non nel Blues o che venga suonata solo su questo brano, state sbagliando ampiamente. C’è un’intervista di David Barrett dove Musselwhite stesso, che ha vissuto la scena di Chicago quando era nel pieno dello splendore, racconta una storia dove dichiara che ha sentito – una sera – Big Walter suonare un brano in una posizione strana e chiedendogli cosa fosse, scoprì che Walter stava suonando in quarta posizione dal vivo. Corse da Little Walter a dirgli, entusiasta, cosa aveva appena sentito e scoperto: “Hey Walter, ho appena sentito Shakey Horton suonare in LA su un armonica in DO. Quarta posizione!”. Little Walter rispose: “quello è niente, dovresti provare a suonare in MI su un’armonica in DO!” Charlie era stupefatto: “Wow! Puoi suonare in MI su un’armonica in DO! Quinta posizione!”.

 

 

 

Inoltre possiamo spingerci più indietro nel tempo. Ecco una registrazione del 1920 dove William McCoy suona in quinta posizione:

 

 

Il famoso armonicista country Charlie McCoy suona in quinta posizione su diversi brani, eccone un esempio nel brano “Wayfaring Stranger”:

 

 

 

Orientarsi sulla quinta posizione

Sempre nel video con David Barrett, Charlie Musselwhite suggerisce di trovare che scala e che sonorità troviamo tra le due toniche (o note di base o root-note) nelle varie posizioni, quindi ricavare ciò che per noi funziona.

Qualche suggerimento per capire meglio la quinta posizione è quello di suonare la successione di note che troviamo – pensando ad un’armonica in DO – dal MI del secondo foro soffiato al MI del quinto foro soffiato. Questa sequenza:

 

 

 

 

 

E da questa scala minore ricavare almeno un paio di scale che immediatamente possiamo usare per suonare su una tonalità minore: la scala pentatonica minore e la scala Blues, sua stretta correlata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ovviamente le scale sono solo una guida per poter capire quali note sicure (non stonate) possiamo usare per costruire i nostri assoli e i nostri fraseggi.

Dopo aver memorizzato questi pattern, vi lascio un brano – sempre di Charlie Musselwhite – per capire meglio come usare la quinta posizione e come costruire fraseggi su questa posizione e non scale.

Buon divertimento!

 

 

 

 

PS: una piccola aggiunta. Le scale che abbiamo trovato non sono le uniche ottenibili in quinta posizione. Confrontiamo un momento il modo frigio con il modo maggiore, pensando ai gradi.

Il modo maggiore ha questi gradi: I II III IV V VI VII e seguono la distanza T-T-ST-T-T-T-ST

Se mettiamo a confronto il modo frigio con il maggiore, i suoi gradi RISPETTO A QUEST’ULTIMO saranno: I IIb IIIb IV V VIb VIIb

Usando i bending disponibili sull’armonica possiamo trovare altri gradi che ci permettono di suonare altri modi del nostro MI, come il misolidio:

 

 

 

 

Oppure il dorico: